Si è da poco conclusa la manifestazione “Spazio Nutrizione 2017” che ha visto la partecipazione attiva di ImuPro in duplice veste.

Da una parte la classica presenza tramite uno stand espositivo in cui abbiamo illustrato ai visitatori le caratteristiche del sistema ImuPro e risposto alle singole esigenze di ciascun partecipante.

Dall’altra abbiamo avuto l’occasione di ospitare il responsabile scientifico di ImuPro, il Dr. Camille Lieners, che ha tenuto una conferenza Martedì 9 Maggio dal titolo “The importance of delayed food allergy in the management of chronically ill patient” “L’importanza dell’allergia alimentare ritardata nella gestione dei pazienti con disturbi cronici”

Per chi si fosse perso la presentazione del Dr. Lieners o desidera comunque approfondire la tematica vi riportiamo qui di seguito l’abstract del suo intervento:

“Recenti studi clinici e sperimentali dimostrano che le abitudini dietetiche possono avere un ruolo importante nella patogenesi di alcuni disturbi cronici infiammatori più di quanto dimostrato fino ad ora.
In particolar modo infiammazioni croniche di bassa intensità causate dal cibo possono alterare le funzioni intestinali, il microbiota, il sistema immunitario, la produzione di ormoni e di neurotrasmettitori e portare a disturbi intestinali e non.
Un’accurata anamnesi del paziente e il tempo di comparsa dei sintomi dopo l’assunzione di un alimento sono essenziali per aiutare il medico ad individuare gli strumenti diagnostici più appropriati.
L’ipersensibilità agli alimenti è diffusa nella maggior parte della popolazione. Tuttavia c’è parecchia confusione fra allergia alimentare immediata, quella ritardata ed intolleranza alimentare. L’allergia alimentare si divide in due sottogruppi: allergia di tipo I e allergia di tipo III. Nell’allergia alimentare di tipo I, mediata da IgE, le reazioni agli antigeni degli alimenti danno origine a reazioni atopiche o shock anafilattico, con una prevalenza circa del 4-8%, e con rischio per la vita del paziente. Ha un ruolo minore nei disturbi infiammatori cronici perché i soggetti che ne sono a conoscenza eliminano automaticamente gli alimenti. L’allergia alimentare di tipo III, mediata da IgG, mostra reazioni immunologiche ritardate e l’associazione fra il sintomo e un determinato alimento risulta molto difficile. La prevalenza si stima essere oltre il 50 % nei pazienti malati cronici.
Uno strumento è la dieta di eliminazione, ma è molto difficile da attuare se devono essere testati un elevato numero di alimenti o ingredienti. In diversi studi è stato dimostrato che l’eliminazione di alimenti basata sull’individuazione degli anticorpi IgG ha portato a diminuzioni significative di diversi disturbi cronici come l’IBS, l’IBD, l’ipertensione, l’emicrania, le vertigini, l’asma, la depressione, l’affaticamento cronico, i disturbi reumatici e le malattie autoimmuni. Condizioni evidentemente diverse come l’insulino-resistenza, il diabete, l’ipertensione, la sindrome X, l’obesità, l’ADHD, la depressione, la psicosi, l’apnea notturna, gli stati infiammatori, l’autismo e la schizofrenia, potrebbero instaurarsi per vie metaboliche comuni e i trattamenti usati esclusivamente per una di queste condizioni possono portare benefici anche alle altre.
Insieme alla ripresa della normale permeabilità intestinale, l’eliminazione degli alimenti basata sull’individuazione degli anticorpi IgG specifici è uno strumento efficace per ridurre i disturbi cronici infiammatori e per definire raccomandazioni dietetiche personalizzate che rispondano alle singole esigenze dei pazienti”

 Per ulteriori informazioni e approfondimenti non esitate a contattarci.